Si parla tanto di amore, matrimonio, coppia, sempre più spesso le persone entrano in analisi per una crisi affettiva percepita con una grande drammaticità nella propria esistenza. Questo fa riflettere sull’importanza della relazione affettiva e su cosa si chieda al partner oggi. Innanzitutto, l’amore eterno, data l’attuale longevità, deve coprire un periodo decisamente molto più lungo che in passato. Poi, a differenza che in altri tempi che vedevano una netta distinzione fra uomini e donne e nelle loro occupazioni, oggi si condivide molto di più, si ha la tendenza a fare tutto insieme, insomma alla relazione si chiede molto di più. E allora questo legame, a volte rinforzato da un vincolo sociale quale il matrimonio, a volte mantenuto solo dal vincolo affettivo deve assolvere ad una molteplicità di funzioni, ma in questo non ha più il sostegno di un vissuto sociale che lo regolamenta, come accadeva un tempo, è diventato soggettivo e psicologico, strettamente connesso ai bisogni individuali e alle esigenze psicologiche dei due protagonisti. Allora la coppia entra in crisi e la crisi ha un’eco interiore molto profonda, sconquassa e devasta provocando un dolore intenso, quasi come se con l’altro se ne andasse una parte di sé.
Quando vengo interpellata da una coppia in crisi cerco innanzitutto di stabilire la quantità di motivazione al proseguimento della relazione che è presente e gli spazi possibili di ripresa di contatto con questa parte. Importante è comprendere quali modelli antichi hanno formato la matrice di una relazione amorosa nell’animo delle due persone e come questi modelli agiscano nella relazione attuale. A volte è importante portare i due coniugi a sentire ancora in quanto il gioco delle aspettative reciproche deluse ha sommerso i propri sentimenti verso l’altro residuando solo rabbia, frustrazione e un vuoto relazionale. L’unico modo per fermare l’attivazione di dinamiche distruttive finisce con essere il silenzio. Quindi è importante poter passare da una comunicazione assente ad una comunicazione che esprima i propri bisogni, tornando anche lentamente a provare interesse per i bisogni dell’altro. Il mio intervento gioca molto sulla traduzione della comunicazione, sulla spiegazione delle dinamiche inconsce individuali che muovono la comunicazione, portando a diminuire l’aggressività che nasce quando non si sentono riconosciute le proprie istanze.
Il percorso è spesso lungo e a volte necessita di approfondire alcuni temi intravisti con colloqui individuali fra una seduta di coppia e l’altra. In una fase iniziale vedo la coppia più frequentemente, poi, coi primi risultati positivi tendo a effettuare sedute meno frequenti, ogni mese, mese e mezzo, per lasciare il tempo perché si riorganizzi una comunicazione spontanea strutturata secondo le nuove dinamiche sperimentate in terapia.
Importante è comprendere che scopo di una relazione di coppia non è il raggiungimento di uno stato costante di felicità e completa armonia, più semplicemente è poter guardare insieme nella medesima direzione, costruendo secondo obiettivi comuni, ma mantenendo aree di autonomia e che rispettino l’individualità dell’altro non più percepita come minaccia.