“Cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… se non ci fossero altri uomini al mondo.” Questa frase tratta dal DIARIO DI ANNA FRANK esprime in modo puntuale la grande fatica che i giovani di tutte le epoche incontrano nell’assolvere al compito gravoso di inserirsi in un contesto già dato, con regole e giochi di aspettative più o meno pressanti e nel contempo cercare di comprendere la propria natura, il senso della propria esistenza, dargli corpo senza tradirsi e crescere. In una parola, gli adolescenti assolvono al duplice compito dell’adattamento e dell’individuazione, utilizzando la terminologia junghiana. E’ facile quindi che le pressioni esterne legate all’adattamento e quelle interne legate all’individuazione entrino in conflitto e il giovane invece che percorrere questa fase con un accrescimento armonico su entrambi i fronti entri in uno stato confusivo. Confusione, ansia, tendenza ad un’azione che porti oltre, ma senza un progetto strutturante, portano alle contraddizioni che osserviamo nei nostri giovani in difficoltà. Il disagio si può esprimere in vari modi, dall’utilizzo di sostanze stupefacenti, dalla tendenza ad agiti provocatori, aggressivi e distruttivi o autodistruttivi, all’isolamento e al ritiro sociale perché troppo difficile. L’adolescenza dei figli è forse il periodo più difficile per un genitore, sembra che qualunque cosa faccia sbagli, la situazione non cambia e il proprio figlio sembra un estraneo, inoltre l’adolescente sembra sapere quali sono le frasi che feriscono di più i genitori e le usa. Porta i genitori a dimenticare il proprio ruolo e li fa sentire attaccati come persone. La reazione del genitore diventa quindi solo difensiva e finisce per dimenticarsi di lui e del messaggio che inconsciamente cerca di inviare. E’ in questi frangenti che si ricorre all’esperto per un aiuto a leggere la situazione e comprendere come agire.
Io mi occupo da molto tempo di adolescenza e quando vengo consultata per queste problematiche innanzitutto cerco di inquadrare la situazione approfondendola con i genitori, per comprendere la quota di disagio che l’adolescente esprime e quanto la fatica che il genitore fa a sintonizzarsi col figlio acuisce o genera il problema. Tento quindi una lettura psicodinamica di ciò che sta succedendo, e a volte questo lavoro coi genitori porta a sbloccare la situazione alleggerendo le dinamiche. In altri casi il solo intervento sui genitori non è sufficiente e si prende in terapia il ragazzo o la ragazza. In questo caso la terapia tenderà a dare spazio alle istanze interiori fraintese dal contesto e non percepite dallo stesso adolescente. Le sue parti nascoste pian piano nutrite potranno confrontarsi col mondo esterno e cercare le modalità più efficaci per manifestarsi senza necessariamente entrare in conflitto, manifestando modalità disattattive. L’elasticità amorevole del contesto ambientale sarà comunque un requisito necessario all’evoluzione dell’adolescente, perché la sua crescita diventi possibile senza tradire il passato, assolvendo al compito arduo di rendere possibile un futuro che gli appartenga autenticamente.